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Ai piedi della mia babele
nel buio di un tramonto
d’un tratto rimase
chiara
tra i simulacri di un antico scontro
una lingua di fuoco immortale,
un richiamo di infante.
Non mi fu subito chiaro
l’indecifrabile.
Lo riconobbi dopo
il vero dono
nell’intuire
in quella quiete
un rintocco arcano
e sempre uguale:
era l’inesattezza dell’esistenza,
il fugace esperimento
del cuore che preme sul petto
per chiedere udienza.
Illustrazione: dipinto di E. Hopper, Hotel room, 1931,Oil on canvas 152.4×165.7 cm, Museo Nacional Thyssen-Bornemisza, Madrid